La FNOMCeO: "Una proroga per l'attuazione della normativa sulle certificazioni di malattia"

Una proroga per il trasferimento all'INPS delle competenze sui certificati di malattia per i pubblici dipendenti, così come previsto dal Dl 27 ottobre 2009 n° 150 in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico.
È quanto auspica la FNOMCeO in una lettera inviata oggi al Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, al Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, e al Viceministro con delega alla Salute, Ferruccio Fazio, per segnalare il forte disagio dei medici nel dare piena attuazione alla nuova normativa sulle certificazioni di malattia per i pubblici dipendenti.
Disagio che nasce, in primo luogo, dalla necessità di un chiarimento interpretativo del comma in cui si dispone che le certificazioni non possano riferirsi a "dati clinici non direttamente constatati né oggettivamente documentati", e che non potrà non riflettersi in una seria difficoltà per i cittadini nell'ottenere i certificati di malattia.
Ecco, per opportuna divulgazione, ampi stralci della lettera.

"Da più parti, comprese alcune Pubbliche Amministrazioni dello Stato e degli Enti Locali, riceviamo richieste interpretative della norma di cui alla modifica comma 3 dell'art 55 quinquies, che dispone che le certificazioni non possano riferirsi a "dati clinici non direttamente constatati né oggettivamente documentati". La FNOMCeO ha segnalato, già in precedenti occasioni, le proprie preoccupazioni... in ragione delle incertezze applicative che rendono ancora più iniquo e del tutto sproporzionato il regime sanzionatorio per i medici".

Sono infatti previste, per la violazione della normativa, gravi sanzioni, che vanno dalla radiazione alla revoca di rapporto di dipendenza o convenzione con il SSN, sino al carcere. Per molte patologie (le emicranie, alcune lombalgie ecc....), però, non esistono dati clinici obiettivi, mentre altre (la cefalea, la dispepsia acuta, la colica addominale, l'insonnia in lavoratore con mansioni a rischio, ecc....) possono essersi manifestate senza aver lasciato postumi rilevabili al momento della visita.

E "alla luce della norma, non è distinguibile il caso del clamoroso "falso ideologico in atto pubblico" di una certificazione di malattia per un pubblico dipendente in vacanza ed in ottima salute - evento possibile ma eccezionale - dal caso - invece del tutto quotidiano - del lavoratore che si presenta al medico descrivendo una sintomatologia clinica verosimile e coerente con una patologia transitoria, ma al momento non più in atto. Tali evenienze possono complicarsi laddove il fatto si è verificato, ad esempio per i turnisti, in un prefestivo o festivo, ovvero in una situazione di indisponibilità di un medico certificatore".

In tutti questi casi, il risultato, all'atto pratico, sarà uno solo: il medico si troverà nell'impossibilità di fornire il certificato al suo paziente.
Ma c'è un altro possibile "effetto collaterale" della legge: "Sul piano più generale è inoltre opportuno sottolineare come, senza ulteriori chiarimenti, l'applicazione della norma possa tradursi verso i professionisti in una forte sollecitazione ad autotutelarsi con prescrizioni di consulenze ed indagini inappropriate, in altre parole mettendo in campo costosi ed inutili comportamenti difensivi".

Tutte queste problematiche potrebbero essere al momento "eluse", in quanto, non vigendo l'obbligo di riportare la diagnosi sul certificato, non viene effettuata una valutazione dei contenuti.
Ma "con il previsto passaggio delle competenze all'INPS, la certificazione, sia essa telematica o cartacea, dovrà essere inviata corredata della relativa diagnosi all'Istituto Assicuratore e sottoposta a formale valutazione di merito".

La FNOMCeO è pienamente disponibile a collaborare per un chiarimento della complessa situazione ed evitare gravi disagi agli assistiti, disservizi amministrativi ed eventuali comportamenti opportunistici da parte dei medici.
E, "in attesa di una puntuale ed efficace regolamentazione applicativa della materia - che si chiede avvenga per gli aspetti tecnico-professionali e deontologici con il pieno coinvolgimento dell'Ente - si sollecita una proroga per l'attuazione del trasferimento delle competenze all'INPS".

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