COMUNICATO
STAMPA
8
novembre 2007
Dal
tavolo tecnico, istituito dal Ministro della salute, le proposte per
migliorare
ulteriormente il servizio offerto dalle farmacie
A breve potrebbero essere aperte in
Italia circa
2.000-2.200 nuove farmacie, che porterebbero il numero complessivo
delle
farmacie in Italia a circa 20.000 (quasi il 20% in più
rispetto a oggi). Con le
nuove aperture le farmacie risponderebbero ancora meglio alle esigenze
della
popolazione non solo nelle grandi città e nei piccoli
centri, ma anche in
luoghi dove si registrano notevoli flussi di popolazione, come i grandi
centri
commerciali, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, gli snodi
autostradali.
Tale risultato sarà
possibile se il Governo accoglierà
le proposte formulate dal tavolo tecnico, istituito presso il Ministero
della
salute, su preciso incarico del Ministro Livia Turco, al quale hanno
partecipato,
oltre a F.O.F.I., FEDERFARMA, ASSOFARM e tecnici del Ministero della
salute,
anche rappresentanti delle Regioni e del Ministero dello sviluppo
economico.
Le proposte condivise sono le
seguenti:
o
Riduzione del numero di
abitanti necessario per
l’apertura di una farmacia. Oggi la legge prevede
l’apertura di una farmacia
ogni 5.000 abitanti nei comuni con meno di 12.500 abitanti e di una
farmacia
ogni 4.000 abitanti nei Comuni con più di 12.500 abitanti.
Il tavolo propone di
consentire in tutti i Comuni (indipendentemente dal numero dei
residenti)
l’apertura di una farmacia ogni 3.800 abitanti.
o
Possibilità di
aprire una farmacia anche senza
rispettare il requisito del numero minimo di abitanti, nel caso la
farmacia più
vicina sia difficilmente raggiungibile. Tale soluzione potrebbe essere
applicata nei nuclei con almeno 1.000 abitanti. La nuova farmacia
dovrebbe
essere situata almeno a 1.500 metri di distanza da una farmacia
già esistente;
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o
Possibilità di
garantire il servizio farmaceutico,
nei piccolissimi centri, dove una farmacia non potrebbe sopravvivere
tramite
l’apertura di un dispensario farmaceutico, cioè di
una piccola succursale della
farmacia più vicina;
o
Apertura di farmacie negli
aeroporti, nelle
principali stazioni ferroviarie e nei grandi snodi autostradali;
o
Apertura di farmacie nei
grandi centri commerciali;
o
Snellimento delle
modalità di assegnazione delle
2.000-2.200 nuove farmacie. Oggi, la legge prevede una procedura
complessa
basata su un concorso per titoli ed esami; in molte Regioni i concorsi
vengono
bloccati da lungaggini burocratiche e da ricorsi.
Il
tavolo propone di introdurre un metodo di assegnazione basato solo sui
titoli
dei candidati. Il primo concorso, dopo l’entrata in vigore
della nuova
normativa, verrebbe riservato esclusivamente ai farmacisti non titolari
e ai
farmacisti rurali sussidiati (cioè ai titolari di farmacie
situate nei centri
con meno di 3.000 abitanti). Non parteciperebbero al concorso, facendo
quindi
un passo indietro, i titolari di farmacie urbane, e anche i comuni
rinuncerebbero a esercitare il diritto (oggi previsto dalla legge) di
acquisire
direttamente la metà delle farmacie disponibili.
In
tal modo si avrebbero oltre 2.000 nuovi titolari di farmacia.
Inoltre,
le farmacie dei piccoli centri verrebbero riservate ai giovani
farmacisti che
avrebbero così la possibilità di fare esperienza
in situazioni dove la farmacia
costituisce spesso l’unico presidio sanitario sempre
accessibile;
o
Introduzione di maggiore
flessibilità negli orari
di apertura delle farmacie, in linea con quanto richiesto
dall’Antitrust;
o
Eliminazione, a cura
dell’AIFA entro tre mesi,
dell’obbligo di ricetta medica per i farmaci di uso
consolidato e che danno
sufficienti garanzie di sicurezza, al fine di ampliare la gamma di
medicinali
che possono essere venduti nelle parafarmacie e nei supermercati.
Queste misure consentirebbero di:
Ø
aprire in tempi rapidi
circa 2.000-2.200 nuove farmacie, risolvendo tutti i possibili problemi
del
servizio farmaceutico (dovuti, ad esempio, ai ritardi nei concorsi o
alla
difficoltà di seguire gli spostamenti della popolazione).
Ø
garantire nuovi sbocchi
occupazionali e possibilità di crescita professionale a
molti farmacisti che
oggi aspirano alla titolarità.
Le conclusioni del tavolo tecnico
sono state
illustrate e consegnate al Ministro della salute Livia Turco che ha
espresso il
proprio apprezzamento per il lavoro svolto, nell’interesse
della collettività.
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Per Giacomo Leopardi,
presidente F.O.F.I., “Le
farmacie costituiscono oggi una rete di presidi sanitari, presenti in
modo
capillare sul territorio, in grado di dare alla collettività
le massime
garanzie di sicurezza, affidabilità,
accessibilità, capacità di risolvere i
problemi dei cittadini. Con le proposte elaborate dal tavolo, le
farmacie
confermano la propria disponibilità e capacità di
adeguare il proprio servizio
alle esigenze della popolazione, mutate nel tempo. Al contrario, la
deregolamentazione selvaggia comporterebbe lo smantellamento del
sistema con
effetti negativi per i cittadini.”
Secondo Giorgio Siri,
presidente FEDERFARMA, “I
titolari di farmacia ritengono indispensabile che il sistema si
autoriformi per
rispondere ai bisogni reali della popolazione. Il Ministro della salute
ha
apprezzato le proposte del tavolo e noi lo ringraziamo per
l’impegno a difesa
del servizio sanitario pubblico. Tuttavia, qualcuno
all’interno del Governo
sembra avere un’idea diversa e volere una deregolamentazione
selvaggia. Questo
vorrebbe dire fare carta straccia della convenzione farmaceutica,
cioè
dell’accordo che consente ai cittadini di ritirare i farmaci
del SSN
gratuitamente in farmacia. Se il Governo non mostrerà di
voler procedere sulla
via tracciata dal tavolo tecnico, saremo costretti nostro malgrado a
prendere
atto della decisione unilaterale dello Stato di disdire la convenzione
farmaceutica. Di conseguenza, da lunedì 19 novembre, i
cittadini dovrebbero
pagare le medicine di tasca propria.”
Per Venanzio Gizzi,
presidente ASSOFARM,
“l’articolo 2 del disegno di legge Bersani-ter (la
cosiddetta terza
lenzuolata), nel prevedere la possibilità di vendere nei
supermercati e nelle
parafarmacie anche i medicinali con ricetta medica, se approvato,
determinerebbe uno stravolgimento del sistema. Le farmacie non
sarebbero
certamente in grado di garantire servizi aggiuntivi, ma forse non
sarebbe loro
più possibile garantire le prestazioni attuali (pronta
disponibilità di tutti i
farmaci, prenotazione di visite ed esami, consegna a domicilio,
ecc.).”