Rimane incinta per un errore

Medico deve mantenere il figlio

Il medico le aveva prescritto, per errore, un cerotto ormonale anziché un cerotto anticoncezionale. E così lei, poco tempo dopo, era rimasta incinta e aveva deciso di portare a termine la gravidanza. Ora il medico dovrà risarcire la donna e il suo compagno, contribuendo al mantenimento del figlio della coppia fino ai 20 anni di età. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Milano Anna Cattaneo, che ha condannato un medico di base che, all’epoca, esercitava a Bareggio, a versare ai genitori del bimbo, che adesso ha 5 anni, 400 euro al mese per vent’anni. In totale, 116 mila euro, compresi gli interessi, oltre a 16 mila euro per le spese legali. Gli avvocati del medico avevano chiamato in causa l’assicurazione del loro assistito, ma il giudice ha escluso che i fatti rientrassero nella polizza sottoscritta. La causa civile era stata intentata nel 2011. A rivolgersi al Tribunale era stata una coppia di conviventi, entrambi con figli da precedenti relazioni. Nel 2008, i due avevano avviato un’attività commerciale che non aveva avuto successo. Inoltre, il compagno aveva perso il lavoro e aveva scoperto di essere ammalato. Per questo motivo, la coppia aveva deciso di non avere altri figli e la donna, che in passato aveva fatto uso della pillola, si era rivolta al suo medico curante, chiedendo la prescrizione di un cerotto anticoncezionale. Il dottore le aveva però prescritto l’Estraderm Tts50, un farmaco per la terapia ormonale in menopausa.

La scoperta

La donna aveva cominciato a utilizzarlo e, poco dopo, aveva scoperto di essere incinta. Insieme al compagno, avevano deciso di tenere il bambino, che è nato nel 2009. Poi, si erano rivolti a un legale per avere un risarcimento del danno patrimoniale. Il giudice ha dato loro ragione. «È certa la responsabilità per grave negligenza o grave imperizia (del medico) - scrive il giudice nella sentenza - avendo sbagliato clamorosamente la prescrizione di un farmaco il cui foglietto illustrativo non lascia dubbio alcuno». Ed essendo quindi «accertata la colpa professionale», il dottore dovrà risarcire i genitori, perché «è indubbio che la nascita di un figlio comporti delle spese che è necessario affrontare per il suo mantenimento e la sua educazione». Spese che «costituiscono conseguenza immediata e diretta dell’inadempimento medico». Il giudice ha quindi stabilito come danno risarcibile «le spese che i due genitori devono accollarsi fino alla sua indipendenza economica, che nel caso di colloca a 20 anni».

Ricorso in appello

Contattato sulla vicenda, il medico si limita a dire: «I miei legali hanno presentato ricorso in appello». Nel processo, il dottore aveva detto che la donna si era rivolta a lui perché aveva il ciclo irregolare e non aveva detto che non voleva avere figli. Nel corso del dibattimento erano stati ascoltati tre testimoni e la difesa aveva obiettato che anche la paziente aveva mancato di leggere il foglietto illustrativo. Si individuava, quindi, secondo i legali del medico, un «concorso di colpa». Ma questo, secondo il giudice «non è un comportamento esigibile da parte del paziente». Da qui la condanna al risarcimento.

21 giugno 2014


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