Responsabilità patrimoniale per
prestazioni inappropriate: appello di FIMMG a Governo e alle forze
politica
venerdì 17 aprile 2015
Di seguito il testo del comunicato stampa di FIMMG
FIMMG: APPELLO AL GOVERNO E ALLE FORZE POLITICHE
FERMINO LE PROPOSTE DELIRANTI DELLA TECNOCRAZIA ECONOMICA CHE ORMAI GOVERNA LA CONFERENZA DELLE REGIONI
L’emendamento della Conferenza
delle Regioni che, nella redazione dell’Intesa Stato-Regioni sui tagli
decisi al finanziamento del Servizio Sanitario, propone l’introduzione
della responsabilità patrimoniale per i medici (dipendenti e
convenzionati) colpevoli di aver prescritto prestazioni “inappropriate”,
comporterà effetti devastanti sul diritto alla salute dei cittadini,
fino anche a vanificare il dettato dell’art. 32 della Costituzione.
Nella bozza di Intesa si legge: “Al di fuori delle condizioni di erogabilità le prestazioni saranno poste a totale carico dell’assistito”,
ma queste condizioni necessarie per accedere ad esami e prestazioni
specialistiche saranno autoreferenzialmente decise, nel nome di una
appropriatezza ricavata a posteriori, rigida, burocratica, poco
trasparente e spersonalizzante l’assistenza, dagli stessi (Regioni) che
si rivarranno patrimonialmente sui medici prescrittori, che vogliono
obbligare, ricattandoli economicamente, ad una obbedienza acritica,
eversiva rispetto al rapporto personale che caratterizza e vivifica
l’attività della medicina di famiglia.
Non solo i medici
saranno messi in condizioni di operatività veramente insostenibili, ma
il risultato finale sarà che i cittadini, dopo aver pagato le tasse,
dovranno rivolgersi alle assicurazioni private o sostenere direttamente
le spese di assistenza, secondo un percorso ben studiato di progressivo
smantellamento della Sanità pubblica a favore di già predisposti e
delineati attori privati, rispondenti unicamente a logiche di profitto. I
cittadini ogni giorno ricevono notizie sulla golosità che il profitto
induce a scapito dell’efficienza e del diritto, evidentemente le Regioni
no.
Il medico dovrà scegliere fra
l’applicare rigorosamente queste nuove norme, che lo espongono al
rischio di una denuncia deontologica, civile e penale per non aver messo
in atto tutto ciò che in scienza e coscienza è utile per l’assistito,
indipendentemente da norme e direttive (esistono sentenze
esemplificative in cui il giudice considera responsabile il medico che
non ha trasgredito le direttive aziendali nell’interesse del paziente) o
trasgredire quelle stesse norme e vedere il patrimonio proprio e della
famiglia depauperato dall’arbitrio del tecnocrate di turno, che potrebbe
modulare il proprio zelo sulle esigenze di cassa dell’ASL di
appartenenza, magari confidando sul fatto che accendere un contenzioso
legale, oltre ai costi, prevede 5-10 anni di peregrinazioni giudiziarie.
Occorrerà nel giuramento
d’Ippocrate aggiungere il requisito dell’eroismo e della disponibilità
al martirio, considerando a questo punto che diventiamo l’unico paese
europeo dove si “penalizza e patrimonializza” l’atto medico.
Risulterà minato alla base non
solo lo storico rapporto di fiducia fra medico di famiglia e assistito
che lo ha scelto, ma anche quello, non meno importante, seppur più
mediato con il medico ospedaliero, che si tradurrà nella diffidenza
verso il SSN stesso per manifesto conflitto d’interessi.
In realtà la
Conferenza delle Regioni, dopo aver gestito male la sanità negli ultimi
15 anni, richiamata dalla crisi a responsabilità finanziarie
ineludibili, non pensa di scegliere con chiarezza e trasparenza,
riducendo il pletorico apparato amministrativo o indicando
inequivocabilmente quello che le condizioni economiche non consentono
più di concedere, ma aumenta ulteriormente la spesa con norme che
prevederanno apparati di controllo e conseguenti contenziosi, che
graveranno comunque sulla spesa pubblica. Ritiene più conveniente
riversare anche i costi gestionali sul cittadino mentre gli nega quelli
assistenziali, ma per cercare di gestire il consenso della popolazione
si nasconde dietro la cortina fumogena di norme più adatte ad un
contabile che a un clinico, e le affida alla applicazione di capri
sacrificali già selezionati, i medici, per precostituire una via di fuga
dalle responsabilità politico/amministrative.
Rivolgiamo un ultimo appello al
Governo, alle forze politiche responsabili, alle associazioni di
cittadini e anche ai media, perché questi deliri regionali possano
essere fermati e perché si rifletta con attenzione sulle prossime
modifiche costituzionali, in particolare sul Titolo V, affinché non si
dia alle Regioni la potestà di cancellare l’articolo 32 della
Costituzione.
Il problema dell’appropriatezza e
in genere degli sprechi in sanità esiste, non ci chiamiamo fuori, anzi
confermiamo la nostra disponibilità ad un confronto serio e approfondito
con tutti gli attori del servizio sanitario.
Non ci stancheremo di richiamare
tutti alle proprie responsabilità, i medici per primi, perché se
l’omicidio del SSN dovesse essere perpetrato, vogliamo poterlo piangere
con una coscienza sgombra da rimorsi.
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