Carissimi Colleghi, per opportuna conoscenza, vi riporto il testo integrale del Comunicato Stampa che ho inviato in data odierna agli organi di stampa in merito alla vicenda dei sei Colleghi indagati per truffa e falso ideologico:

In merito alle notizie apparse sulla stampa sulle accuse di truffa e falso ideologico rivolte a sei medici di famiglia per avere asseritamente prescritto farmaci a pazienti già defunti, dopo l’audizione degli stessi indagati e dopo ampie verifiche, la FIMMG intende rendere nota la propria posizione e tutto il proprio disappunto. Ciò sia a tutela dei singoli iscritti che dell’intera categoria, vittima di facili suggestioni in negativo e di facili accostamenti a casi, siano essi di malasanità, di inefficienze, di sprechi o ruberie all’interno del sistema sanitario o della P.A. in genere, che nulla hanno a che vedere con i professionisti interessati e con la quotidiana attività dei medici di base.

Innanzitutto, è da escludere qualsiasi forma di malafede degli stessi medici di famiglia. L’intera vicenda, invece, è da ricondurre a semplice errore materiale di compilazione di numero 6 e solo 6 ricette (una e soltanto una per ogni medico e per svariati anni sottoposti ad indagine) per le quali nessun lucro, neppure in via indiretta, è ipotizzabile in capo ai professionisti colpiti dall’accusa.

In secondo luogo, è necessario fugare ogni dubbio circa l’appropriatezza prescrittiva e la professionalità degli indagati giacché non è possibile mettere in discussione in alcun modo la idoneità della terapia prescritta dai medici indagati se solo si considera quanto segue.

Riservando alla magistratura l’esame circa la sussistenza di dolo o di qualsiasi apporto volitivo da parte degli indagati nei reati contestati, è bene rimarcare alcuni fatti perfettamente indicativi dei contorni e della rilevanza della vicenda, invero grandemente e immeritatamente ingigantita.

Le contestazioni riguardano una sola prescrizione per professionista per un totale di 6 prescrizioni fino a un massimo di 7 €. A pezzo e per un totale complessivo di €. 22,20. Su una ricetta, addirittura, vi è un’errata indicazione della data, con tutta evidenza rettificata dalla data di spedizione della ricetta da parte del farmacista. In quest’ultima e corretta data il paziente destinatario della prescrizione medica era ancora in vita. Negli altri 5 casi (uno per medico nell’arco di più anni sottoposti a controllo) l’evento è legato a omonimia nell’anagrafica informatizzata oggi in uso e quindi, a semplice, per quanto sconveniente, distrazione nella digitazione computerizzata del nome del paziente. Vi è pure da rilevare, inoltre, che i medici di base si vedono costretti a non depennare dagli archivi informatici i propri pazienti deceduti sia per ragioni statistiche connesse anche a esigenze proprie del sistema sanitario nazionale, sia per eventuali necessità di riscontro documentale futuro.

In  questo contesto, quindi, rimane l’amarezza nel constatare la cultura generale di caccia al mostro che non c’è in cui si riportata l’intera vicenda. Tuttavia, allieta la certezza della stima di cui i medici di famiglia godono tra i propri pazienti, dei quali essi conoscono tutto e con i quali essi vivono il proprio tempo in una simbiosi fatta anche di sofferenze e di difficoltà non solo mediche, di vita vissuta nella sua interezza.

Il Segretario Provinciale

Dott. Nazzareno Brissa